“Vedo Buio”: Settore dei Matrimoni in crisi

Doveva essere un anno di crescita e guadagni record, invece in poco tempo si è trasformato in un vera tragedia. Parliamo del settore matrimoni duramente colpito dall’emergenza Covid-19, che ha messo in ginocchio un business che genera circa 40 miliardi di euro l’anno. Un settore questo in cui operano fioristi, wedding planners, fotografi, negozi di abiti, parrucchieri, estetisti, location, cake designers ecc., e che solo nel 2019 ha realizzato 220 mila matrimoni.

La perdita è stimata intorno ai 26 miliardi di euro, con 17 mila matrimoni ad oggi annullati e molti imprenditori che lamentano un calo del fatturato che si avvicina al 100%. Rinviate a data da destinarsi anche le nozze degli stranieri in Italia, il cosiddetto ‘Destination Wedding’, un giro d’affari di 540 milioni di euro l’anno.

L’imprenditore Umberto Sciacca, uno dei promotori del movimento ‘Italian Wedding Industry’, in un’intervista all’AGI ha dichiarato che “La nostra lettera è un grido d’allarme di un settore intero che si sente profondamente colpito, non solo dalla pandemia in atto, ma anche dalla scarsa attenzione da parte del governo centrale, che immagina di collocare il nostro settore nella cosiddetta fase 3, senza la previsione di alcune misure di contenimento che non siano crediti da chiedere alle banche”.

Il primo di Giugno a Palermo fotografi e operatori video hanno protestato portando in piazza lo slogan “Vedo Buio”. Lo stesso hanno fatto qualche giorno prima un gruppo di professionisti a Napoli per chiedere al governo un pacchetto di interventi eccezionali per sostenere un settore che non vedrà ripresa almeno fino al 2021.

Alcuni wedding planner, tra cui Sanda Pandza, sostengono che la vera riapertura si avrà nel 2022 invece che nel 2021, dato che circa il 90% dei matrimoni del 2020 verranno posticipati all’anno successivo. Ciò significa che sarà possibile pianificare solo una minima parte dei nuovi matrimoni del 2021.

Dunque la speranza è che il vaccino venga testato e distribuito il prima possibile; anche perché solo una minima parte dei futuri sposi sarebbe disposta a celebrare le loro nozze con mascherina e un numero assai ridotto di invitati.

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